"Il Grest: un sacrificio che vale la pena di fare"
Il Grest 2006 della nostra parrocchia di è svolto nell'arco di tre settimane, dal 11 giugno al 1 luglio ed è stato organizzato in collaborazione con la parrocchia di S. Leonardo, di Vicoboneghisio, Camminata e Cappella.
da "Ritrovarci": anno XXIX - numero 4 - ottobre 2006

Martina Abelli

Il Grest: un sacrificio che vale la pena di fare
Il Grest 2006 della nostra parrocchia di è svolto nell'arco di tre settimane, dal 11 giugno al 1 luglio ed è stato organizzato in collaborazione con la parrocchia di S. Leonardo, di Vicoboneghisio, Camminata e Cappella. Rivolto ai ragazzi dell'età delle scuola elementare e media, l'iniziativa ha riscosso 190 iscrizioni: un numero decisamente straordinario, cui vanno aggiunti i 50 giovani delle scuole superiori che hanno collaborato come animatori e il gruppo di adulti che ha dato disponibilità per i vari servizi (accoglienza e congedo serale, contabilità e iscrizioni, rapporti con gli assistenti sociali, trasporti e mensa, pulizie e manutenzioni). Come tutti gli anni, poi, il Grest ha avuto l'appendice del pre-scuola di settembre ben organizzato presso l'Oratorio di San Leonardo.
Nell'articolo, un simpatico "quadretto" da parte di una delle giovani animatrici.

Come tutti gli anni anche quest’estate è arrivato il momento della sgobbata, il grest. Non è per vantarci della nostra bravura, ma il grest è una vera faticaccia. Mia nonna quando mi vede arrivare a casa mi dice sempre: “Set pran strusiada!”. Per forza: prova tu a stare dietro a cento marmocchi per una giornata, a corrergli dietro sotto il sole e tirarli per la coda ogni cinque minuti! Eppure noi educatori non molliamo. Facciamo tanto i duri ma quando andiamo a letto con i piedi distrutti siamo felici di aver giocato con loro, di averli fatti appassionare alle cose, di avergli insegnato qualcosa di buono, di avergli voluto bene e che loro abbiano voluto bene a noi. Anche se non è stato tutto rose e fiori.
Però credo che i primi ad imparare siamo stati noi. Basta pensare allo spettacolo finale. Tutti ci siamo messi in gioco, ognuno ha contribuito dando il meglio di sè, chi nei costumi, chi nei balli, chi nelle scene. E così dandoci da fare, a volte litigando e non capendoci più niente, coinvolgendo il più possibile i bambini, abbiamo dato vita a uno spettacolo che aveva un cuore. Aveva un cuore - chi l’ha visto lo sa - perché tutti si sono impegnati e innamorati di quello spettacolo, bambini compresi. Succede così: quando accogli le sfide ti appassioni alle cose. La sera della recita eravamo agitatissimi, forse più noi dei bambini. Pochi minuti prima dell’inizio, dietro le quinte, li abbiamo chiamati tutti in cerchio per le ultime indicazioni. E poi l’urlo scaramantico, come dei veri attori. E’ stato indimenticabile vedere i loro faccini un po’ tesi e un po’ impazienti, e i loro occhi felici.
E’ duro il sacrificio, ma viene sempre premiato.

Martina Abelli


torna su