"LA RICOSTRUZIONE DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO:
SPERANZE E DELUSIONI"
 
da "Ritrovarci": anno XXIX - numero speciale - aprile 2006

 

LA RICOSTRUZIONE DELLA CHIESA DI SAN FRANCESCO:
SPERANZE E DELUSIONI

Una delle molte spine che tormentarono mons. Marini !
Dopo l’incendio del 1919, esaurite lunghe e tormentate vicende burocratiche, la parrocchia aveva finalmente ottenuto dallo Stato il risarcimento del danno in lire 550.000, largamente sufficienti per ricostruire la chiesa nella sua forma originaria e per ripristinare anche gli arredi perduti. Si erano dovute superare anche le ostilità della Giunta comunale decisamente anticlericale, che nel 1920 aveva tentato di dirottare il finanziamento per altri scopi e di boicottarlo con altre iniziative, nonché i pareri sfavorevoli della Commissione d’Arte Sacra Diocesana.
L’Abate, riscosso il risarcimento, stipulava il contratto per la ricostruzione. Ma inaspettatamente la nuova amministrazione comunale interveniva per chiedere pressantemente, attraverso la votazione di un esplicito ordine del giorno da parte di un’assemblea di cittadini, che la chiesa venisse ricostruita in tutt’altra forma per farne un monumento commemorativo dei Caduti nel recente conflitto.
Si prevedeva la costruzione di un sacello da collocarsi nel coro della vecchia chiesa scampato dall’incendio, con adeguati ricordi marmorei, nonché la creazione all’esterno di un Parco delle Rimembranze, secondo uno schema in quegli anni frequentemente adottato.
Quello che avvenne lo troviamo ricordato proprio dall’abate in un opuscolo edito nel 1931. “L’Abate e il Presidente della Fabbriceria, invitati nella sala del Consiglio in municipio, presenti l'On. Sindaco cogli Assessori, il Console Comandante la 19a Legione [della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale] e i maggiorenti del paese, fecero ben rilevare che solo per amore di pace e dato lo scopo patriottico di dedicare la costruenda chiesa ai Caduti, essi rinunciavano al primo progetto più sicuro. Fecero notare che l'Abate e la Fabbriceria facevano il massimo sforzo, mettendo a disposizione tutta la somma indennizzo, concedendo l’area per il Parco delle Rimembranze. Fecero notare che il nuovo progetto importava un aumento enorme di spese, per soddisfare le quali l’Abate e la Fabbriceria erano impari. L'On. Sindaco di allora, il Console e i maggiorenti promisero che, allorché fossero cessati i fondi della Fabbriceria, i lavori sarebbero stati proseguiti e ultimati senza interruzione dalla comunità di Casalmaggiore. Innanzi a promessa cosi formale ed assoluta potevano 1' Abate e il Presidente della Fabbriceria resistere più oltre? Come non credere, come non cedere davanti ad un consesso così solenne nel quale era rappresentato il fior fiore della cittadinanza?”.
Nel 1928, esauriti i fondi disponibili ed essendo la chiesa ultimata solo al rustico, i lavori vennero sospesi. I fondi promessi non erano arrivati, né arrivarono mai, essendo risultati vani anche tutti gli ulteriori tentativi dell’Abate, costretto infine a dover rinunciare. Il solenne impegno rimase solo un retorico e demagogico proclama.
Mons. Marini morì solo confortato dalla speranza che il lascito di un generoso cittadino deceduto nel 1939 avrebbe garantito, purtroppo in un futuro non prossimo, la felice conclusione della vicenda, che poté realizzarsi solo nel 1985.


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