| ISLAM E OCCIDENTEIl ruolo delle religioni nella democrazia
 "Islam e Occidente. Il ruolo delle religioni nella democrazia" 
        è il titolo di una conferenza tenutasi a Cremona il 3 marzo, che 
        ha riscosso grande successo e penso abbia illuminato parecchi su temi 
        che oggi sono fin troppo censurati. Hanno partecipato Roberto De Mattei, 
        storico e vicepresidente del CNR, Luca Galantini , ordinario di Diritto 
        internazionale alla Sapienza, Mons. Rino Fisichella, vescovo ausiliare 
        di Roma e rettore della Pontificia Università Lateranense, e Magdi 
        Allam, vicedirettore del Corriere della Sera.
 Dall'ascolto dei relatori sono scaturite diverse idee che è bene 
        tener presenti.
 C'è modo migliore di cominciare a trattare un tema che ci tocca 
        oggi, se non con un salto nel passato?Impero romano: una miriade di popoli estremamente diversi tra loro convive 
        in pace e stabilità sotto l'egida dell'imperator. In questo periodo 
        le ribellioni interne si contano sulle dita di una mano, ovunque si fa 
        di tutto per diventare civis romanus. Modello di integrazione perfetto, 
        quindi, grazie al fatto che Augusto e i suoi successori avevano saputo 
        dare ad un insieme così eterogeneo di popoli, il giusto denominatore 
        comune: la condizione di cittadino romano. Con le invasioni barbariche 
        l'impero romano, che aveva ormai perso la sua identità unificante, 
        si trova in grosse difficoltà e tenta in un primo momento di assimilare 
        i barbari, annettendoli come foederati ai propri territori. Nulla da fare, 
        però, e il vuoto lasciato a Roma dai latini viene colmato - guarda 
        caso - dalla Chiesa. Durante il Medioevo (che qualcuno si ostina ancora 
        a chiamare "secoli bui"), il cristianesimo si diffonde capillarmente 
        in tutta Europa, costellata di monasteri, chiese e cattedrali, e abitata 
        da una interminabile schiera di santi (definiti da Benedetto XVI "i 
        veri rivoluzionari della storia").
 La storia ci insegna che l'integrazione è possibile solo se due 
        soggetti hanno valori comuni e condivisi, punti di contatto che fanno 
        da collante. In un Occidente che odia più che mai se stesso, che, 
        a causa della mancanza di adesione alla realtà, raggiunge livelli 
        di aberrazione senza precedenti, in un Europa che non vuole riconoscere 
        le sue radici cristiane nemmeno dal punto di vista storico, che ha il 
        sapore di un "gulag intellettuale" ai danni dei cattolici, l'integrazione 
        tra persone di religione diversa è soltanto un collage malriuscito. 
        Per un po' resta unito, ma poi la colla cede e i pezzi si staccano, rivelando 
        una realtà di insicurezza, isolamento e disgregazione. Prendiamo 
        gli episodi dei casseur parigini, immigrati di terza e quarta generazione, 
        nati in Francia e regolari. Li si credeva ormai inseriti nella società, 
        quando in verità questi ragazzi, perso il legame con le loro radici, 
        non si sono adeguati alla nuova cultura. Cultura che invece di riscoprire 
        la sua identità, la censura e la combatte, che sostituisce ai valori 
        tradizionali il relativismo e il nichilismo più assurdi e ciechi.
 Un Islam che si trova di fronte un tale interlocutore, non può 
        far altro che sentirsi superiore. Mai come ora - spiega Magdi Allam - 
        l'Islam considera prossima la conquista del potere e la creazione di un 
        nuovo impero musulmano. Mai come ora ci si interroga sulla natura di una 
        democrazia che porta al potere forze teocratiche e autocratiche, che determinano 
        la morte della democrazia stessa. Mai come ora emerge l'irresponsabilità 
        di un Occidente che legittima quella strategia omicida-suicida che porta 
        al potere fascisti e nazisti islamici. Mai come ora l'Occidente ha bisogno 
        di darsi una svegliata - tuona Allam - per evitare la sua fine.
 Mentre in Egitto e Palestina sono saliti al potere gruppi che gestiscono 
        la fitta rete dell'integralismo e del terrorismo islamico, mentre si continua 
        a non rispettare nei paesi islamici i diritti fondamentali della persona, 
        mentre gli atti di violenza ingiustificati del terrorismo dilagano fino 
        a bersagliare le stesse moschee, mentre tutto questo accade sotto i nostri 
        occhi, noi continuiamo a genufletterci, scusando tutto ciò, a calare 
        le braghe, quando dovremo invece assumere posizioni forti, in nome della 
        nostra identità. Occorre un totale capovolgimento di valori, che 
        sostituisca alla "cultura della morte", il primato della sacralità 
        della vita di tutti, all'ideologismo panislamico o nazionalismo il primato 
        della persona, al diritto collettivo applicato in modo arbitrario il diritto 
        privato, alla supremazia assoluta dello Stato la preminenza della società 
        civile. Occorre che l'Occidente "riscopra e valorizzi - parola di 
        Magdi Allam - un' identità forte e condivisa, che affondi le sue 
        radici nella spiritualità giudaico-cristiana e nel pensiero laico, 
        illuminato e riformatore".
 A questo punto una domanda sorge spontanea:qual è il ruolo dei 
        cristiani nella società democratica? A fornirci la risposta è 
        Mons. Rino Fisichella, che cita un testo della letteratura cristiana delle 
        origini, la Lettera a Diogneto: "I cristiani né per religione, 
        né per voce, né per costumi sono da distinguere da tutti 
        gli altri uomini. Non abitano città proprie, non usano un gergo 
        che li differenzia, non conducono un genere di vita speciale. (
) 
        Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, 
        e adeguandosi ai costumi del luogo, nel vestito, nel cibo, nel resto, 
        testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e per ammissione di tutti 
        paradossale. Vivono nella loro patria ma come forestieri. Partecipano 
        a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. (
) 
        Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. Mettono 
        in comune la mensa, non il letto. (
) Obbediscono alle leggi ma con 
        la loro vita superano le leggi ".
 Il cristianesimo quindi, non ha mai voluto proporsi o imporsi come religione 
        di Stato, ma esso è e sarà sempre da rapportarsi ad una 
        verità pubblica, che non può essere ridotta ad una serie 
        di precetti e regole, sepolte nella coscienza personale. Quella tanto 
        invocata laicità in realtà " è espressione dell'originalità 
        del cristianesimo e sua preziosa eredità". Senza la visione 
        cristiana della vita, della persona e del mondo, sarebbe stato impossibile 
        per le democrazie raggiungere i livelli odierni. Dunque la laicità 
        dello Stato - continua Fisichella - è un obbligo di ciascuno, perché 
        non avvenga che chi fa riferimento al proprio credo sia dichiarato confessionale 
        e oscurantista, mentre chi dipende dall'ideologia marxista, fascista, 
        liberale o radicale sia invece considerato un uomo libero, che porta al 
        progresso. Quando però la laicità diventa ideologia indirizzata 
        all'emarginazione o all'ostacolo dell'operato dei cattolici, allora si 
        cade nell'intolleranza laica, grave quanto l'intolleranza religiosa. Purtroppo 
        in questo periodo l'arroganza laicista trova espressione nella frase Sileant 
        cattolici in campo alieno, che vorrebbe il silenzio dei cattolici, i quali 
        - unici nel mondo - vanno ripetendo da più di duemila anni le stesse 
        cose. "Io non ho ancora visto - parole di Fisichella - un testo di 
        un qualche laico più o meno illuminato, che abbia fatto una critica 
        all'Islam o al Corano come invece è stata fatta al Cristianesimo". 
        In realtà - prosegue - la critica ci ha rafforzato, facendoci capire 
        sempre di più chi siamo, dove stiamo andando, facendoci capire 
        a fondo la nostra fede e insegnandoci a difenderla con argomenti sempre 
        più profondi.
 Tesi finale: è falso che più le religioni si secolarizzano, 
        più riescono a conservare buoni rapporti tra di loro; è 
        vero invece che più esse rimangono se stesse, più si aprono 
        alla verità e perseguono così il bene di tutti gli uomini.
 Il bilancio dell'incontro, quindi, è estremamente positivo. Ma 
        ora vediamo qualche parere finale sull'avvenimento e sugli argomenti trattati. 
        "Tutti i quattro relatori - spiega Renzo Paroni - mi sono 
        sembrati chiari e precisi nell'esporre gli argomenti. A mio parere ciò 
        che è stato detto è in linea di massima condivisibile da 
        tutti e privo di pregiudizi ideologici. Mi ha fatto immenso piacere vedere 
        un islamico come Magdi Allam, così preparato, equilibrato che, 
        pur non rinnegando le proprie origini, ha detto cose vere ed edificanti 
        anche per noi cristiani. Mons. Fisichella mi ha colpito invece per la 
        sua sicurezza e il suo orgoglio di essere cristiano, che a volte a noi 
        manca. Purtroppo abbiamo spesso la tendenza ad esternare il nostro credo, 
        per paura di offendere qualcuno. Insomma, incontri come questo dovrebbero 
        esserci più spesso".
 Sentiamo anche l'opinione "giovane" di Chiara Salvatore: 
        "Sono rimasta molto soddisfatta della conferenza, che mi ha aiutato 
        a fare chiarezza in un campo abbastanza controverso. Penso che anche noi 
        giovani dovremmo interessarci di argomenti come questo".
 
 
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