"A proposito
di una scuola elementare
pubblica non statale
di ispirazione cattolica"
 
da "Ritrovarci": anno XXIX - numero 1 - marzo 2006

a cura diMartina Abelli e Antonio Lucotti

Non molto tempo fa, un gruppo di famiglie di Casalmaggiore, spinti dal desiderio di riscoprire e trasmettere ai propri figli la nostra tradizione cristiana sotto l’aspetto educativo, ha proposto l’idea d’istituire una Scuola elementare d’ispirazione cattolica nella nostra cittadina. Ma come, un’altra scuola a Casalmaggiore? Come è nata questa idea? Cosa vuol dire d’ispirazione cattolica? Che differenza c’è da quella statale? Questi sono alcuni quesiti che potrebbero d’impatto balenare nella mente del lettore, e, grazie all’ausilio di persone qualificate, abbiamo cercato di approfondire l’argomento. La Sig.ra Giovanna Gardinazzi, membro promotore dell’Associazione Giovanni Paolo II (gruppo che ha dato vita all’idea di una scuola elementare cattolica), ci proverà a spiegare il come ed il perché dell’Istituzione di una Scuola paritaria a gestione privata a Casalmaggiore.

Sig.ra Gardinazzi, ci racconti brevemente la genesi di questo vostro progetto di scuola elementare d’ispirazione cattolica a Casalmaggiore…
“Un gruppo di genitori, circa tre anni fa, proprio mentre i nostri figli crescevano e affrontavano la scuola, ha incominciato a farsi implicitamente questa domanda: “La nostra tradizione cristiana, che ha educato ed istruito intere generazioni, ha ancora qualcosa di buono da proporre oggi?”. Abbiamo cercato la risposta incontrando chi ha continuato ad educare seguendo la tradizione cristiana. Abbiamo ascoltato le esperienze di scuole non statali di Parma, Reggio Emilia, Milano, Crema e Cremona, abbiamo valutato progetti educativi, intervistato genitori e dirigenti scolastici. La conclusione è stata questa: “Come sarebbe bello se anche a Casalmaggiore ci fosse questa possibilità”.
Abbiamo quindi iniziato seriamente a darci da fare, mentre i vari incontri promossi in Parrocchia coinvolgevano attivamente altre famiglie. Il nome scelto per la nostra associazione vuole essere un omaggio e anche un affidamento alla figura del nostro amato Papa Giovanni Paolo II che tanto ha fatto per promuovere la famiglia e l’educazione dei giovani.”
Quali aspetti delle scuole che avete esaminato hanno attirato maggiormente la vostra attenzione?
“Ascoltando le varie esperienze ci ha colpito in particolare lo stile educativo e un progetto pedagogico preciso nel quale il ruolo dell’adulto, forte della sua tradizione positiva, è il centro della relazione educativa. Questo si concretizza, ad esempio, con l’importanza data all’insegnante unica nei primi anni di scuola. In queste scuole realmente docenti, alunni e famiglie sono parte di un progetto educativo comune. Alla famiglia è riconosciuto il ruolo educativo privilegiato e, anche qualora ci siano problemi nelle gestione dei rapporti, la scuola offre alla famiglia significativi momenti di confronto e aiuto. Questo è possibile solo quando sono chiari gli scopi e i metodi dell’educare, perché la realtà non è un’opinione ma un fatto a cui attribuire un significato preciso. Accostandoci a queste diverse scuole non statali si avverte immediatamente che l’intero percorso educativo è ben chiaro e definito.
Abbiamo scelto di attuare il progetto con la collaborazione della scuola paritaria Sacra Famiglia di Cremona, perché oltre ad essere una realtà già ben affermata e apprezzata, riteniamo possa realizzare in modo completo e qualificato l’intero percorso educativo.”
La vostra proposta ha suscitato interesse, critiche, approvazioni, ma anche molte polemiche. Lei cosa ne pensa?
“Noi riteniamo che comunque il dibattito sia un fatto positivo: chiedersi che cosa significa educare, istruire e crescere i giovani costringe a porsi domande che sfidano ogni adulto, credente e non. Siamo molto sorpresi del numero di persone e famiglie che si sono interessate e ci hanno manifestato apprezzamento e incoraggiamento a continuare nel nostro progetto. Siamo debitrici alle famiglie che ci hanno accordato la loro fiducia e questo ci induce a proseguire con più impegno e determinazione, migliorando ancora l’offerta formativa.
Per quanto riguarda le polemiche, riteniamo di aver semplicemente avanzato lealmente una proposta concreta, nel rispetto delle norme della nostra legislazione, e avvalendoci pienamente di un nostro diritto. Credo che molte polemiche cadranno quando avremo la possibilità di dimostrare concretamente ciò che noi abbiamo giudicato essere una realtà veramente positiva”.

Non si poteva trascurare il parere sull’argomento da chi, da due legislature a questa parte, si occupa dell’Istruzione nel Comune di Casalmaggiore, il Consigliere con delega all’Istruzione Calogero Tascarella.
In qualità di Consigliere delegato all’Istruzione ed insegnante, come giudica la situazione educativa e scolastica del nostro territorio? E’ vero che c’è un’emergenza educativa?
“Non penso che ci sia un’emergenza educativa e non condivido assolutamente l’espressione. Non è il caso di essere allarmisti. La situazione è sicuramente quella di una scuola che in generale ha subito dei cambiamenti ed un’evoluzione che pian piano stiamo assorbendo. Non siamo all’anno zero, quindi parlare di emergenza mi sembra eccessivo.
Da diversi anni l’amministrazione sta portando avanti la costruzione di una nuova scuola (che dovrebbe aprire i battenti nell’anno scolastico 2006/2007), progetto che ha richiesto oneri e impegno da parte del Comune. La vecchia scuola non era a norma ed era necessario ampliare gli spazi, e allo stesso tempo aumentare l’offerta formativa per gli alunni.
Ci sono operatori e molti insegnanti che stanno lavorando sodo per dei progetti che abbiano una continuità anche in futuro”.
Cosa pensa in generale delle scuole a gestione privata e in particolare della proposta dell’istituzione di una scuola elementare d’ispirazione cattolica?
“Sono pienamente a favore dell’esistenza di scuole non statali. La libertà educativa non solo è sancita dalla costituzione, ma fa parte del diritto naturale del singolo. La nostra di Casalmaggiore è una realtà piccola, ma io non ho preclusioni di alcun tipo. La nascita di una scuola elementare d’ispirazione cattolica non mi vede affatto contrario, anche se non ne vedo l’esigenza. Stiamo costruendo un’altra scuola ed in più i valori cristiani sono già ampiamente presenti negli attuali programmi didattici. E’ chiaro però che, se si tratta di una scuola paritaria, deve essere accessibile a tutti. Non vorrei che ci si ritagliasse una nicchia”.
Come giudica le tante polemiche nei confronti di un progetto comunque positivo, in quanto rappresenta un arricchimento per il nostro territorio?
“Indubbiamente si tratta di una risorsa e una proposta in più per Casalmaggiore. Penso che le polemiche siano state frutto di forzature e la situazione di discordia che si è voluta creare è inutile”.

Abbiamo parlato di progetti e offerte educative, ma che differenza c’è tra una scuola statale ed una statale, cosa dice la legge a riguardo? Fabio Penotti, preside di un istituto professionale di Cremona prova a dare risposta ai nostri interrogativi, e non solo…
Quali sono le principali differenze tra scuola statale e scuola non statale?
“La scuola statale è organizzata e impostata in base a norme e disposizioni centrali e d’ora in avanti anche regionali. La scuola non statale può essere totalmente privata oppure paritaria, cioè a gestione privata ma con funzione pubblica. In entrambi i casi l’impostazione è diversa a seconda dei criteri di chi gestisce. La scuola paritaria ha degli obblighi nei confronti dello Stato, che le permettono di rilasciare titoli equivalenti a quelli delle scuole statali.
Dal punto di vista dell’ispirazione possiamo dire che la scuola statale non ha alla base un particolare progetto educativo, perché gli insegnanti vengono assegnati ad una determinata scuola in modo casuale, a seconda delle graduatorie, e non per una reale convergenza e adesione ad un progetto educativo comune, come avviene invece in una scuola a gestione privata. Così come per mettere in piedi una buona squadra di calcio si devono scegliere accuratamente i giocatori, non si può pensare che dalla casualità nasca qualcosa di positivo.
Le scuole non statali sono espressione del pluralismo delle istituzioni, e danno ai genitori la possibilità di scegliere per i propri figli la scuola che più incarna i loro valori fondanti”.
Come mai, secondo lei, si sono alzate così tante barricate contro l’elementare cattolica a Casalmaggiore, quando per altre scuole ed università a gestione privata non si fanno così tanti pregiudizi?
“Questo succede per tutti gli altri casi di scuole non statali di ispirazione cattolica. A Casalmaggiore si è sollevato un gran polverone a causa di un pregiudizio anticristiano ampiamente diffuso in Italia e storicamente consolidato. Si pensa che l’istruzione debba essere monopolio dello Stato, diversamente da quanto sancito dalla Costituzione, che garantisce la libertà educativa e scolastica delle famiglie”.
“Se ci fosse un’educazione del popolo tutti starebbero meglio”, è il titolo di un appello pubblicato nei mesi scorsi da alcune personalità italiane di vario stampo culturale. Ce lo può commentare brevemente?
“L’emergenza educativa deriva da una censura di fondo, che consiste nel non voler riconoscere il ruolo primario dei genitori nell’educazione dei giovani. Siamo in una società in cui le istituzioni e la realtà contingente remano contro questo principio. I giovani sono sostanzialmente abbandonati a loro stessi, attaccati direttamente da violenza diffusa, immoralità e soprattutto mancanza di orizzonti. Non mancano soltanto i valori, ma anche i maestri, perché l’affermazione di un principio è efficace solo se chi la fa è autorevole. Occorrono obiettivi precisi e qualcuno che li metta in pratica.
Non si tratta di una lamentela, ma soltanto di una fotografia ad una realtà che non è detto che resti tale. Già il fatto che ci si interroghi su queste tematiche può essere un segnale di ripresa”.


Più volte il nostro parroco è intervenuto - su questo stesso periodico parrocchiale e in diversi altri incontri pubblici - sulla opportunità di una tale scuola a Casalmaggiore.
Abbiamo chiesto a don Alberto le motivazioni che lo spingono a sostenere questa iniziativa a Casalmaggiore.
“Anzitutto il fatto che in diversi altri centri della nostra Diocesi (Cremona, Castelleone, Soresina, Caravaggio…) esistono da tempo scuole, e non solo elementari, a gestione non statale, che rispondono molto bene alle esigenze delle famiglie. Non vedo perché ciò non possa essere realizzato anche a Casalmaggiore, dove per altro esistono scuole materne - gestite da religiose, non dallo Stato o dal Comune - pienamente inserite nel tessuto del territorio e per le quali non si sono mai sollevati problemi di natura discriminatoria e selettiva che invece vengono sollevati a proposito di una scuola elementare. In secondo luogo, la nostra Carta costituzionale, le principali Carte europee ed internazionali sostengono da sempre il principio della libertà educativa dei genitori, che si deve tradurre necessariamente - se non vuol rimanere una dichiarazione astratta - anche nella libertà di scegliere per i propri figli la scuola che si ritiene più adatta al proprio patrimonio valoriale. Ricordo che la riforma Berlinguer-Moratti è molto chiara su questo punto, accogliendo anche pienamente un’accezione più moderna di scuola: da una scuola di tipo statalista ad un sistema scolastico “sociale”, dove - al conclamato pluralismo culturale della società del nostro tempo - deve corrispondere anche la possibilità, per ogni raggruppamento sociale, di attivare centri di istruzione e di educazione. Uno Stato moderno deve concepire la scuola non come un monopolio di sua esclusiva competenza, bensì come un servizio da rendere alle famiglie e ai giovani, secondo una logica di sussidiarietà. Allo Stato, insomma, oltre al diritto/dovere di aprire proprie scuole, spetta anche il compito di promozione, di coordinamento e di controllo, tendente non a limitare, ma a potenziare le singole istituzioni scolastiche, in un libero sistema dell’istruzione”
Ma, si obietta, a Casalmaggiore c’è già una grande scuola elementare, dove i valori cristiani non sono disconosciuti.
Ci mancherebbe che in una scuola statale italiana fosse censurato il cristianesimo, che tanta parte ha avuto e continua ad avere nella costituzione della identità culturale della società italiana. Il problema non va affatto impostato secondo la logica della contrapposizione fra scuola “laica” e scuola “cattolica”, bensì secondo la logica di una ricchezza sociale e di una sfida educativa. Già il card. Martini, diversi anni fa, raccomandava la cura e la promozione delle scuole di ispirazione cattolica a Milano, come una ricchezza e una risorsa in più per l’intera società. Del resto, nessuno, credo, contesta l’esistenza e il valore della Università Cattolica di Milano, con le sue varie sedi sparse per l’Italia. Nella nostra Casalmaggiore, io penso che l’attivazione di una scuola - di chiaro orientamento cattolico (che non significa preclusione, né chiusura verso nessuno: come succede in tante altre scuole cattoliche sparse per il mondo) - venga incontro ad una necessità di scelta educativa per le famiglie, per le quali l’ipotesi di una educazione cristianamente ispirata è un patrimonio da trasmettere anche attraverso lo strumento scolastico: un patrimonio da mettere poi a servizio non solo dei propri figli, ma dell’intera società. La società italiana, di cui è parte anche il nostro casalasco, ha tutto da guadagnare da un clima di effettiva libertà scolastica, come già avviene in tanti Paesi dell’Europa e del mondo.

A cura di
Martina Abelli
Antonio Lucotti


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