"Vera e falsa riforma nella Chiesa"
 
da "Ritrovarci": anno XXIX - numero 1 - marzo 2006

 

Vera e falsa riforma nella Chiesa
Il Fascicolo n. 52 della Parrocchia pubblica il Discorso di Benedetto XVI alla Curia Romana del 22 dicembre scorso, in occasione dei tradizionali auguri natalizi. Presentiamo qui l'Introduzione del nostro parroco.

Un discorso tutt'altro che di "circostanza", quello pronunciato da Benedetto XVI nel tradizionale incontro del Papa con i membri della Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi. Papa Benedetto XVI, di fronte ai Cardinali, ai Vescovi e ai Prelati della Curia, non si è limitato a ripercorrere le tappe principali dell'anno che volgeva al termine, ma si è soffermato, con un articolato e denso discorso, su alcuni temi fondamentali e su alcuni nodi che avevano bisogno di trovare un chiaro orientamento.
Dagli ultimi giorni di Giovanni Paolo II e dalla sua "cattedra della sofferenza", Papa Ratzinger trae motivo per riformulare le grandi domande sul persistere del male nel mondo e sulla risposta che dona il cristianesimo mediante la redenzione operata dal Dio crocifisso, che "ha conferito un nuovo senso alla sofferenza".
Ripercorrendo la straordinaria e gioiosa esperienza della GMG di Colonia, il Papa si sofferma sulle due immagini più significative, ricavate dal motto di quelle giornate ("Andiamo ad adorarlo"): l'immagine dell'uomo come pellegrino "che si mette alla ricerca della sua destinazione essenziale, della verità, della vita giusta, di Dio"; e l'immagine dell'uomo che si mette in adorazione e che, adorando Dio, raggiunge la piena libertà.
Il Sinodo dei Vescovi sull'Eucaristia offre a papa Benedetto l'opportunità di notare con gioia il risveglio dell'adorazione eucaristica in tutta la Chiesa. Non solo: ma anche l'opportunità di sanare quel contrasto fra Messa e adorazione eucaristica al di fuori della Messa ("il Pane eucaristico non ci sarebbe stato dato per essere contemplato, ma per essere mangiato") che aveva contrassegnato tutta una fase della stagione teologica e liturgica postconciliare e aveva impoverito e desertificato la prassi orante delle nostre comunità cristiane.
Ma il "pezzo forte" del discorso papale, destinato, ritengo e a ragione, a rimanere "storico", riguarda la valutazione del Concilio Vaticano II che "non era assimilabile a una Costituente", come una certa scuola di pensiero ha voluto invece intendere. Il Papa si è intrattenuto, in questa parte del discorso, ad analizzare ciò che è vera e ciò che è falsa riforma nella Chiesa, sbancando - per usare terminologie del tutto improprie, ma facilmente comprensibili - sia il "progressismo" che il "tradizionalismo". La via maestra tra "rivoluzione" e "restaurazione", tra "sinistra" e "destra", tra chi, insomma, ha visto e continua a vedere nel Vaticano II una sorta di rifondazione della Chiesa (appunto, una "Costituente", per usare la felice espressione del Papa) e chi invece continua a ritenere l'opera del Vaticano II del tutto inutile, se non pericolosa, sta nel vero concetto di "riforma": il cammino della Chiesa riposa su una fedeltà "viva" alla verità e dunque su una continuità che non è sclerosi, ma è rinnovamento: "E' proprio in questo insieme di continuità e discontinuità a livelli diversi che consiste la natura della vera riforma", sostiene papa Benedetto.
Seguono poi altre dense considerazioni: circa il dialogo della Chiesa con il mondo contemporaneo, soprattutto sulla questione del relativismo e della libertà religiosa, che "se considerata come espressone dell'incapacità dell'uomo di trovare la verità" diventa "canonizzazione del relativismo"; circa lo Stato moderno, laico, e dunque non confessionale, ma non per questo neutro riguardo ai valori; circa il rapporto fra fede e ragione, fra fede e scienze naturali; circa il posto della fede e della missione della Chiesa, sempre più chiamata ad essere "segno di contraddizione" nel mondo contemporaneo secolarizzato.
Chi si aspetta da papa Ratzinger una posizione "conservatrice" o "fondamentalista", si trova invece di fronte ad un pastore che unisce in sé la competenza del teologo, la profondità dell'uomo di cultura, lo sguardo dello storico, la fede del cristiano, il dialogo con il mondo e l'apertura verso il futuro, nella consapevolezza che il grande patrimonio del Vaticano II "se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, può diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa".
Il presente discorso di Benedetto XVI è tutto da leggere e da meditare, come in genere ogni suo intervento e ci aiuta ad entrare negli avvenimenti storici rispettandone e accogliendone la profondità e la ricchezza dei messaggi, evitando catture ideologiche e interpretazioni parcellizzanti e unilaterali, dalle quali non è immune non solo il pensiero contemporaneo, ma anche il nostro mondo cattolico.



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