"ORATORIO: RISORSA, MA PER CHI?"
Articolo-teorema in due dimostrazioni
da "Ritrovarci": anno XXVIII - numero 4 - dicembre 2005

don Davide

ORATORIO: RISORSA, MA PER CHI?
Articolo-teorema in due dimostrazioni

La prima tesi da dimostrare, non così scontata come si potrebbe pensare, è la seguente: in parrocchia abbiamo un Oratorio.
Dimostrazione: abbiamo un Oratorio per tre motivi almeno.
Primo perché abbiamo una struttura (salone, campi da gioco, …); credo che per primi i ragazzi immigrati dal sud, soprattutto loro, che “giù” per giocare, spesso, hanno solo la strada, apprezzino immediatamente lo spazio loro offerto.
Secondo. Abbiamo un Oratorio perché abbiamo una tradizione. Essa emerge continuamente quando dei cinquantenni si trovano ad un tavolo a ricordare le gesta del Circolo Culturale Manzoni o le “bravate” ai danni del buon mons. Brioni: e la memoria è importante perché spiana la strada. Altra faccenda sarebbe fare Oratorio con chi di Oratorio mai ha sentito parlare.
Terzo perché in Oratorio le “nostre iniziative carine le facciamo”, anche se ci mancano, quasi sempre, i numeri. D’altra parte il compianto vescovo Assi (lo cito spesso, soprattutto quando fa comodo) diceva che la qualità di un Oratorio si misura dalla qualità degli educatori che vi lavorano e non dagli incassi del bar o dal numero delle squadre che si riescono a mettere in campo nel weekend sportivo.

Dimostrato il fatto che un Oratorio in parrocchia esiste, la seconda tesi che ci accingiamo a sostenere è che l’Oratorio è una risorsa e non un’entità inutile.
E qui invito tre soggetti a misurarsi con la dimostrazione: Parrocchia, famiglia e amministrazione pubblica.
Cominciamo con la Parrocchia. Per una parrocchia l’Oratorio è significativo quando le persone adulte, che vivono con amore la celebrazione quotidiana dell’Eucarestia, la condivisione nella preghiera e l’unica fede in Nostro Signore, significativo quando queste persone adulte notano e si preoccupano del fatto che qualcosa nella trasmissione della fede alle generazioni più giovani si è interrotto. Dove, come, quando ripristinare questa cinghia di trasmissione? L’Oratorio allora è una risorsa per la Parrocchia perché affianca la famiglia nel combattere la buona battaglia dell’educare. Allora scopriamo un mondo adulto che accompagna con la preghiera il Grest che incomincia, che consegna un mandato al gruppo delle catechiste, che celebra in pompa magna i sacramenti dell’iniziazione cristiana, che anticipa un sacco di soldi ai fornitori per rimediare alle lentezze di una Regione che mette alle strette l’Oratorio con i mutui… questa è la dimostrazione di una attenzione, di un considerare l’Oratorio come una risorsa.

Poi c’è la famiglia: se il bambino è accompagnato all’Oratorio per l’ora della dottrina e poi basta, così come lo si porta dal dentista o dalla parrucchiera unisex; se il genitore partecipa, bofonchiando, quando partecipa, agli incontri di formazione predisposti per lui, quando alla domenica pomeriggio non lo vedi mai e mai gli esce “Don, allora, come va? La vedo contento - oppure - la vedo un po’ tirato, che c’è?”: allora l’Oratorio non pare una risorsa. Pare un peso. Vien da dire… “Scusate il disturbo, non volevo essere un’altra cosa tra le tante, in aggiunta alla palestra, all’allenamento, alla scuola e alla spesa da fare al supermercato”. Ma vien anche da dire: care famiglie, in giro trovate chi vi aiuta ad educare i figli? Educare cristianamente, si intende? Sì? O forse avete rinunciato e, quindi, non state cercando più nemmeno chi, almeno sulla carta, possa aiutarvi a trasmettere i valori cristiani? O forse pensate che non tocchi più a voi, voi genitori... Certo che l’Oratorio non è più un ambiente già pronto per l’uso, una specie di macchinetta automatica dove il genitore consegna il figlio e lo ritira educato, profumato e cristianizzato. L’Oratorio vive se ci sono adulti disposti a costruirlo continuamente altrimenti è come le giostre gonfiabili cui viene tolto il soffione: s’afflosciano. In Oratorio ci si impegna non per fare piacere al prete (che passa) ma per essere genitori (che restano) migliori (nel senso che le hanno provate proprio tutte per attrezzare i propri figli per la lotta della vita). L’Oratorio è risorsa se l’adulto lo sente proprio e dice: “Noi-oratorio”; è zavorra se l’adulto ci entra trascinato e dice: “Voi dell’Oratorio”.

Il terzo soggetto che interpelliamo è l’amministrazione pubblica . Un’amministrazione - non la nostra, locale amministrazione. Un’amministrazione fa sentire un oratorio, come del resto ogni altra realtà presente sul territorio, una risorsa quando è attenta ad esso. E’ risorsa quando è considerato punto di osservazione privilegiato del mondo giovanile e come tale fruttuosamente consultato. L’Oratorio, infatti, è un luogo di formazione di tutta la persona. E’ un centro di educazione religiosa e dalla religione cristiana la società civile italiana tanto deve della sua libertà e dei suoi valori. Un’amministrazione è attenta quanto è pronta a riconoscere le idee dell’Oratorio con il calore di un patrocinio, con la brillantezza di un suggerimento, con il conforto di un contributo. Quando è attenta a non creare inutili e, a volte, costosissimi doppioni di attività che un Oratorio con la sua tradizione, il suo volontariato e la sua specificità propone. E’ attenta quando si sforza di creare sinergie e lenire attriti e sovrapposizioni. In genere un Oratorio non è mai di peso, perché chi educa è al servizio e non chiede altro. Ma un Oratorio non valorizzato sul territorio è una occasione perduta: per il territorio, per le famiglie, per i ragazzi. E anche per la pubblica amministrazione.
Ci sarebbe infine un quarto soggetto: i ragazzi. L’Oratorio è risorsa per voi? Ma lasciamo che un Alcibiade qualunque, sia lui a rispondere… magari nel numero di primavera. Buon Natale!

Don Davide


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