"Cari Amici…"
Il Fascicolo n. 50 della Parrocchia contiene i principali discorsi che papa Benedetto XVI ha tenuto a Colonia in occasione della GMG 2005. Ecco l'introduzione del parroco.
da "Ritrovarci": anno XXVIII - numero 3 - ottobre 2005

 

"Cari amici…": è l'espressione nuova, diventata ormai familiare - continuamente ricorrente nei suoi discorsi - con cui Benedetto XVI ha scelto di rivolgersi ai suoi interlocutori, quasi eco dello stesso Gesù, che preferiva chiamare i suoi discepoli "amici". L'ha usata anche con i musulmani, perché l'amicizia è disponibilità e disposizione umanissima all'incontro e al dialogo con tutti.
"Più idee che slogan" ha detto qualcuno commentando i discorsi di Benedetto XVI a Colonia. Sì, "questo Papa - ha scritto Avvenire presentando i suoi discorsi - è un catechista straordinario. Limpido ed efficacissimo". A lui è riuscito il miracolo di dire cose ardue, profonde e coraggiose in modo semplice, e quasi sottovoce, in punta di piedi, con uno stile fraterno e rispettoso, e nello stesso tempo senza fare sconti sulla verità.
La grande stampa - e non solo quella tedesca - si è trovata spiazzata, perché si attendeva e forse si augurava un grande flop. E invece ha dovuto prendere atto: non solo della statura morale e intellettuale di questo Papa, ma anche della gioia dei giovani di incontrare nuovamente Pietro in quell' "umile servitore della vigna del Signore", di sentir parlare liberamente di Gesù Cristo e di poterLo adorare come il Signore di tutti e di tutto, in un'Europa che fa sempre più fatica ad ascoltarne e a pronunciarne il nome.
Papa Ratzinger ha messo la sua enorme preparazione teologica e culturale e la sua esperienza spirituale al servizio della nuova missione di Successore di Pietro e quindi di Pastore della Chiesa universale.
E tutti lo hanno capito. Hanno capito che non bastano gli slogan: occorre scendere in profondità, avere il coraggio di cercare e soprattutto l'umiltà di ricevere i doni di un Dio che non è rimasto nell'astrattezza e nella fumosità dei concetti, e nemmeno può essere ritagliato sulla misura delle altalenanze dei sentimenti individuali (è la religione del "fai-da-te"), ma si è rivelato in una storia - la storia della salvezza - facendosi carne e volto nel Figlio Gesù Cristo, raggiungibile attraverso la Sacra Scrittura, la compagnia della Chiesa, i Sacramenti.
Benedetto XVI va dicendo - sulle orme di Giovanni Paolo II - che l'esilio di Dio dall'orizzonte della storia contemporanea e dal più recente pensiero europeo e occidentale ha finito per produrre l'eclisse dell'uomo, la sconfitta della sua dignità, l'ottenebramento della sua ragione circa il senso pieno dell'avventura umana e l'accecamento della sua coscienza che porta ad abbattere ogni distinzione fra bene e male, fra verità e menzogna.
Suonano fresche e cariche di speranza e di futuro quelle parole del Papa ai giovani, pronunciate nel cuore della nostra vecchia Europa: "Spalancate il vostro cuore a Dio, lasciatevi sorprendere da Cristo. Concedetegli il diritto di parlarvi. Aprite le porte della vostra libertà al suo amore misericordioso". Sì, perché forse i capipopolo dell'Occidente - sempre più afferrati dal morbo di una modernità intesa in modo rabbiosamente laicistico - hanno spento o stanno spegnendo nelle nostre terre quelle radici, umanistiche e cristiane, che hanno alimentato la linfa culturale ed esistenziale che ha reso grande la nostra storia, fecondata dalla testimonianza di tanti santi, che sono "la scia luminosa di Dio" e dai quali soltanto, in quanto adoratori di Dio, può venire la "vera rivoluzione, il cambiamento decisivo del mondo".
"Non sono le ideologie che salvano il mondo - ha proclamato Papa Benedetto ai giovani - ma soltanto il volgersi al Dio vivente, che è il nostro creatore, il garante della nostra libertà, il garante di ciò che è veramente buono e vero".
Ce n'è abbastanza per riandare e per nutrirsi di questo messaggio. Consegniamo non solo ai giovani, ma a tutta la nostra comunità parrocchiale alcuni fra i più importanti discorsi del Papa a Colonia. Per non disperdere quella ricchezza e per alimentare la gioia "di appartenere a questa grande famiglia" che è la Chiesa, la quale "comprende il cielo e la terra, il passato, il presente e il futuro e tutte le parti della terra".


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