Le novità introdotte nel nuovo Rito sono diverse e meritano qualche considerazione
"ACCOLGO TE COME MIA SPOSA"
E' stato pubblicato il nuovo Rito del Matrimonio, entrato in vigore in Italia con la prima domenica d'Avvento del 2004. Si tratta dell'adattamento per la Chiesa italiana dell'Ordo celebrandi Matrimonium, promulgato nella seconda edizione tipica nel 1990 dalla Congregazione del Culto divino
da "Ritrovarci": anno XXVIII - numero 2 - maggio 2005

 

La memoria del Battesimo
Nei riti di introduzione è' stata inserita la memoria del battesimo, che può essere svolta davanti all'altare e anche presso il fonte battesimale. Si vuole in tal modo sottolineare che il matrimonio è un sacramento strettamente legato al battesimo. Il matrimonio infatti è una chiamata a vivere nella comunione coniugale e familiare la fondamentale e comune vocazione alla vita cristiana insita nel battesimo: "Riconoscenti per essere divenuti figli di Dio nel Figlio, facciamo ora memoria del battesimo, inizio della nuova vita nella fede, sorgente e fondamento di ogni vocazione. Dio, nostro Padre, con la forza dello Spirito Santo, ravvivi in tutti noi il dono di quella benedizione originaria". Dopo aver pronunciato queste parole o altre equivalenti, il sacerdote asperge gli sposi e l'assemblea dei fedeli con l'acqua benedetta.

La liturgia della Parola
Dal punto di vista celebrativo non ci sono novità rilevanti rispetto al rito precedente. E' stato però quasi triplicato il numero dei brani biblici dai quali gli sposi insieme con il sacerdote possono scegliere le letture per la liturgia della Parola. Il lezionario, ossia la raccolta dei testi biblici, contiene ora 82 brani. C'è anche una novità gestuale, ossia la venerazione del Libro del Vangelo da parte non più solo del sacerdote celebrante, ma anche da parte degli sposi.

La liturgia del Matrimonio
Qui sono più evidenti le novità introdotte.
- Anzitutto le interrogazioni prima del consenso (cioè le domande che il sacerdote rivolge agli sposi per accertarne la libertà della scelta, la irrevocabilità e la disponibilità ad accogliere i figli e ad educarli nella fede cristiana) possono svolgersi secondo la formula del rito in vigore precedentemente oppure secondo una formula totalmente rinnovata, in cui gli sposi, anziché essere interrogati e rispondere con un sì, dichiarano le loro intenzioni pronunciando insieme la seguente formula: "Compiuto il cammino del fidanzamento, illuminati dallo Spirito Santo e accompagnati dalla comunità cristiana, siamo venuti in piena libertà nella casa del Padre perché il nostro amore riceva il sigillo di consacrazione. Consapevoli della nostra decisione, siamo disposti con la grazia di Dio, ad amarci a sostenerci l'un l'altro per tutti i giorni della vita. Ci impegniamo ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarci e a educarli secondo la Parola di Cristo e l'insegnamento della Chiesa". E aggiungono (altra novità significativa): "Chiediamo a voi, fratelli e sorelle, di pregare con noi e per noi perché la nostra famiglia diffonda nel mondo luce, pace e gioia".
- La manifestazione del consenso può avvenire in tre forme. Nella prima il verbo "prendo" è stato sostituito da "accolgo" e compare l'inciso "con la grazia di Cristo". Non si tratta del semplice cambiamento del termine: il "prendere" mette in risalto l'azione dell'uomo e può insinuare che l'altro sia una sorta di oggetto da possedere. L'accogliere invece rimanda direttamente a Dio e configura l'altro come dono. La seconda forma è originalissima e prevede un dialogo tra lo sposo e la sposa (vedi riquadro). La terza forma prevede che sia il sacerdote a chiedere il consenso, al quale gli sposi rispondono con il loro "sì".


- La benedizione degli sposi, che prima veniva pronunciata dopo la preghiera del "Padre nostro", può essere anticipata e fatta subito dopo lo scambio degli anelli. Accanto alle tre formule del rito precedente, ne viene proposta una quarta.

- La preghiera dei fedeli può essere prolungata con l'invocazione dei santi, in particolare di quelli che vissero nello stato coniugale.

Rito del Matrimonio nella celebrazione della Parola
Il matrimonio può essere celebrato durante la Messa oppure anche nella celebrazione della Parola. Esisteva anche prima la possibilità di celebrare il Matrimonio nella liturgia della Parola, ossia senza la Messa, quando nella coppia uno dei due appartiene ad altra confessione cristiana oppure non è credente. Quindi non si tratta proprio di una novità Ora però è lasciata al parroco la possibilità di decidere, tenendo conto della particolare situazione della coppia: "La celebrazione del Matrimonio deve essere preparata con cura, per quanto è possibile, insieme con i fidanzati. Il Matrimonio si celebri abitualmente durante la Messa. Il parroco, tuttavia, tenute presenti sia le necessità della cura pastorale, sia le modalità di partecipazione degli sposi e degli invitati alla vita della Chiesa, giudichi se sia meglio proporre la celebrazione del Matrimonio durante la Messa o nella celebrazione della Parola" (Rito del Matrimonio, Premesse generali, n. 29).
A proposito di questa novità, mons. Giuseppe Butani, che ha presentato il nuovo rito al clero di Cremona lo scorso 10 febbraio, ha scritto: "Non si deve distinguere tra un matrimonio per i praticanti e una celebrazione per i non praticanti. Quello che l'adattamento del rito introduce è una possibilità in più, una ricchezza maggiore, poiché non si può non prender atto che la situazione in Italia è cambiata anche da un punto di vista religioso, come ricordano i vescovi nel recente documento sulla parrocchia. Non tutti gli sposi arrivano al matrimonio nelle stesse condizioni di fede. Vi sono coloro che hanno alle spalle un significativo cammino, ma anche coloro che scelgono di sposarsi in chiesa - e ne hanno diritto in quanto battezzati - pur non avendo maturato pienamente la scelta della vita cristiana. L'adattamento offre ai parroci gli strumenti per far fronte a questa diversità. Ma è una possibilità, non certo un'imposizione" (In Noi genitori e figli, 31 ottobre 2004, pp. 11-12). Certo è che questa duplice possibilità dovrebbe in ogni caso provocare coloro che non partecipano mai o assai raramente all'Eucaristia domenicale - e sono la maggioranza delle coppie che chiedono la celebrazione cristiana del matrimonio - ad interrogarsi circa il loro cammino di fede e ad interrogarsi sulle vere ragioni per le quali vogliono il loro matrimonio nella Messa, alla quale una partecipazione "estranea" risulterebbe incongrua.


PRIMA FORMULA DEL CONSENSO

Sposo: Io N, accolgo te N., come mia sposa.
Con la grazia di Cristo
prometto di esserti fedele sempre,
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia,
e di amarti e onorarti
tutti i giorni della mia vita.
(La sposa ripete)

SECONDA FORMULA DEL CONSENSO

Sposo: N., vuoi unire la tua vita alla mia,
nel Signore che ci ha creati e redenti?

Sposa: Sì, con la grazia di Dio, lo voglio.
E tu, N., vuoi unire la tua vita alla mia,
nel Signore che ci ha creati e redenti?

Sposo: Sì, con la grazia di Dio, lo voglio.

Insieme: Noi promettiamo di amarci fedelmente
nella gioia e nel dolore,
nella salute e nella malattia.
E di sostenerci l'un l'altro
tutti i giorni della nostra vita.


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