"UNA SOLA FAMIGLIA
A VOLTE NON BASTA"
Si parla sempre più di affido e di adozione. Ma siamo motivati e preparati? Anche a Casalmaggiore, a cura dei servizi sociali dell'Amministrazione comunale, è stato aperto un ufficio per l'attivazione dell'affido. Ne parliamo con le responsabili.
da "Ritrovarci": anno XXVIII - numero 1 - marzo 2005

di Martina Abelli,Giuseppe Belluzzi e Antonio Lucotti

"Il Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza è finalizzato alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza, privilegiando l'ambiente ad esse più confacente ovvero la famiglia naturale, adottiva o affidataria, in attuazione dei princípi della Convenzione sui diritti del fanciullo"?
Questo è quanto recita una parte della legge 285 della Costituzione resa esecutiva per dare disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza.
Affidandosi ai principi della legge anche i comuni di Casalmaggiore e Rivarolo del Re hanno dato vita a un progetto di affido. Una famiglia può prendere in affido temporaneo (da qualche ora a più di un anno) un minore con difficoltà (economiche, familiari, …), finché la situazione non viene superata e il ragazzo può tornare nella propria famiglia. Le modalità di affido sono molte e i tempi dell'affidamento (durata in cui il ragazzo risiede nella famiglia a cui è stato affidato) sono vari.
Grazie al tempo dedicatoci gentilmente dall'Assessore ai Servizi Sociali Ermelinda Casali e dall'Assistente Sociale Greta Bonesi, abbiamo potuto inoltrarci nel progetto "Una sola famiglia a volte non basta", iniziativa da poco intrapresa dal nostro Comune.

Com'è nata l'idea di un progetto di affido in territorio casalasco?
Abbiamo riscontrato nel territorio di Casalmaggiore l'esigenza di creare una rete di famiglie disposte ad aiutare altri nuclei familiari in difficoltà ad accudire i figli. E' importante che questo avvenga all'interno della realtà locale, per non costringere i minori interessati a recarsi molto lontano dalla famiglia di origine, o addirittura in comunità. La vicinanza, oltre che facilitare l'affido in termini pratici, permette di mantenere contatti più stretti tra le due famiglie.
Inoltre in linea di principio siamo convinti che una società che non si prenda cura dei propri minori sia una società senza futuro.

E' stata effettuata una ricerca mirata nel territorio?
Sono state interpellate alcune associazioni e centri che potessero fornire informazioni al riguardo ed è stata compiuta un'indagine dettagliata su tutte le famiglie della zona. Ne è emersa un'esigenza soprattutto di "affido part-time". Tuttavia non mancano le situazioni che richiedono un affido a tempo pieno.

A chi vi appoggiate per garantire questo servizio?
Inizialmente ci siamo appoggiati alla banca dati sulle famiglie di Cremona, nella quale il progetto affido è già partito da diversi anni, ma il nostro servizio funziona da sé. Comunque abbiamo interpellato le parrocchie e alcune associazioni per pubblicizzare l'iniziativa. I fondi che riceviamo sono statali e vengono a noi grazie alla legge 285.

Cosa deve fare una famiglia interessata ad accogliere in affido un minore?
Dopo aver manifestato la propria volontà di partecipare, ogni famiglia viene valutata dal punto di vista psicologico e socio-economico, per poi essere assegnata al minore con esigenze idonee al suo tipo di disponibilità. Tutto questo con l'aiuto degli esperti: l'operatore del servizio di affido, per la valutazione delle famiglie affidatarie, l'assistente sociale del territorio per individuare i bisogni delle famiglie in difficoltà.
Le famiglie saranno aiutate da un contributo comunale e affiancate da uno psicologo. L'esperto preparerà le famiglie al compito che si dovranno assumere.
Ci teniamo però a precisare che l'iniziativa è rivolta anche a single o anziani che desiderino mettere un po' del loro tempo a disposizione di un bambino, anche solo per accompagnarlo a scuola.

Come spiegare ad un bambino che dovrà lasciare i genitori per recarsi in un'altra casa?
Questo naturalmente rientra nei compiti dello psicologo. Al bambino si spiega con calma e senza traumi che dovrà lasciare la famiglia per più o meno tempo, sottolineando che si tratta solo di una soluzione temporanea.
La difficoltà maggiore è mantenere i contatti con la famiglia originaria. In questo si è comunque aiutati dai responsabili del servizio, che fungono da tramite.

Sono già pervenute adesioni all'iniziativa?
Il progetto è partito da circa un mese e abbiamo già ricevuto la disponibilità di cinque famiglie. La cosa ci ha piuttosto stupito, non ci aspettavamo dalla popolazione casalasca questo tipo di adesione.

Chi e come verrà valutata l'efficienza del progetto?
Organizzeremo riunioni tra famiglie affidatarie, per potersi confrontare, aiutare nei momenti di difficoltà e constatare la validità del progetto. Ci saranno sempre degli operatori a contatto con le due entità per visionare il rapporto.

Come state promuovendo l'iniziativa e cosa avete in programma per il futuro?
Oltre alla ordinaria pubblicità in centri e associazioni, abbiamo pensato di intervenire a partire dalle scuole e nei luoghi di aggregazioni delle famiglie. Stiamo cercando di sensibilizzare i bambini ai temi della famiglia, della generosità e della gratuità, senza parlare di affido in termini prettamente giuridici.
A metà maggio organizzeremo un convegno aperto a tutta la cittadinanza. Verranno messi in mostra i frutti del lavoro fatto nelle scuole e si potrà ascoltare testimonianze di genitori affidatari. Sarebbe molto bello anche organizzare incontri con questo tipo di testimonianze per sensibilizzare le famiglie stesse al tema dell'affido.


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