"E' tempo di elezioni"
Una riflessione del nostro parroco in vista dei prossimi appuntamenti elettorali
da "Ritrovarci": anno XXVII - numero 3 - giugno 2004

di don Alberto

Si rinnova il Parlamento dell'Unione Europea. Si rinnovano le Amministrazioni provinciali e comunali in casa nostra.
"La Chiesa da che parte sta?". E' la domanda di tanti cristiani, sempre più incerti e sempre meno attrezzati nell'esprimere un giudizio politico aderente alla realtà. In questi anni, caratterizzati dalla scomposizione dell'unità partitica dei cattolici, la Chiesa italiana ha più volte ribadito di non voler privilegiare nessun schieramento politico. Nessuna formazione partitica può arrogarsi la rappresentatività dei cattolici nella vita pubblica. Ciò non significa, né può significare una scelta di estraneità o di disinteresse della Chiesa, in quanto comunità di uomini e di donne, alle vicende sociali e politiche della storia, e neppure una scelta di neutralità - che favorirebbe una sorta di relativismo e di agnosticismo - nel campo dei valori. Dunque, non è accettabile né proponibile una "diaspora culturale" dei cattolici, ossia una dispersione e una latitanza dei cattolici sui problemi fondamentali dell'esistenza personale e sociale. Rifiutiamo quindi di ritenere ogni idea o visione della vita compatibile con la fede cristiana.
Il nostro Vescovo ha già offerto qualche indicazione in proposito, invitando i cittadini "a non pretendere tutto dalle istituzioni" e invitando i candidati che si dicono cristiani "a lavorare per il bene comune al di sopra delle parti politiche e degli interessi".
E' importante, per quanto riguarda l'Europa, ritrovare l'intuizione originaria dei padri fondatori, Schumann, De Gasperi e Adenauer, tre statisti di chiara fede cattolica, i quali, nell'immediato dopoguerra, si sono ritrovati per dare inizio ad un cammino nuovo dei popoli europei, che mettesse al centro: la tutela della libertà della persona, della pace e dello sviluppo; l'alleanza atlantica con chi ha pagato un grande tributo di sangue e ha dato un forte impulso alla ricostruzione; la lotta contro l'insorgere di vecchi e nuovi totalitarismi.
Oggi l'Europa mostra segni di stanchezza e di crisi: rinasce lo statalismo, perché i soggetti popolari vengono compressi da una superburocrazia che mortifica le forze vive della società; rinasce il nazionalismo, perché l'Europa non è in grado di cantare con una sola voce nel coro della politica internazionale; di fronte al terrorismo, che sembra addirittura influenzare e decidere gli esiti elettorali, si mostra confusa e arrendevole; ha perfino vergogna, in nome di una falsa idea di laicità, tutta giacobina, di riconoscersi debitrice al cristianesimo. Instancabilmente Giovanni Paolo II, come ci ha ricordato anche domenica 2 maggio, da tempo va sostenendo che "solo un'Europa che non rimuova, ma riscopra le proprie radici cristiane potrà essere all'altezza delle grandi sfide del terzo millennio: la pace, il dialogo tra le culture e le religioni, la salvaguardia del creato".
I prossimi appuntamenti elettorali - per il rinnovo del Parlamento europeo e per il rinnovo delle nostre Amministrazioni locali - non alimentino né sfiducia, né diserzione. E' tempo di coraggio e di scelte. E' tempo di impegnarsi - anche oltre le scadenze elettorali - perché nelle sedi decisionali e amministrative siano eletti uomini e donne - presenti nei diversi schieramenti - e siano sostenuti programmi che abbiano a cuore: il primato e la centralità della persona alla luce dei principi di solidarietà e di sussidiarietà; la tutela della vita umana in ogni istante della sua esistenza; la promozione della famiglia quale società naturale fondata sul matrimonio e non assimilabile ad altre forme di convivenza, con la conseguente promozione di autentiche politiche familiari; un'effettiva libertà educativa, anche nel campo dell'istruzione scolastica; l'attenzione al mondo del lavoro e dell'impresa, per un rilancio del sistema economico e produttivo; il lancio o il rilancio di una welfare society, con attenzione alle fasce più deboli, senza cedimenti allo statalismo e all'assistenzialismo; la pace e la giustizia tra i popoli, da costruire attraverso il dialogo e l'assunzione di precise responsabilità politiche, sociali ed economiche, bandendo posizioni utopistiche e ideologiche che frenano il cammino della pace.

Casalmaggiore, maggio 2004
Don Alberto Franzini


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