"La questione del fondamentalismo islamico"
Davanti ad un numeroso pubblico Massimo Introvigne ha parlato delle varie sfumature della religione islamica nell'incontro di agorà del 19 settembre.
da "Ritrovarci": anno XXV - numero 5 - dicembre 2003

di G. B.



Non tutti musulmani sono fondamentalisti; non tutti i fondamentalisti sono terroristi; i fondamentalisti sono musulmani a pieno titolo, e non sono semplicemente musulmani "di frangia": tre affermazioni che, illustrate a dovizia da uno maggiori esperti a livello occidentale, Massimo Introvigne, direttore del CESNUR (Centro Studi Nuove Religioni), hanno contribuito ad introdurre un pubblico numeroso e qualificato nel complesso universo islamico. Il fondamentalismo persegue tre finalità principali: l'applicazione della shari'a, ossia della legge coranica in ogni comunità islamica; l'unificazione dei Paesi a maggioranza islamica in un'unica realtà politico-religiosa nuovamente guidata da un califfo; la ripresa da parte del califfato del sogno originario della islamizzazione del mondo intero. Con diverse accentuazioni, questi tre obiettivi definiscono il movimento fondamentalista all'interno dell'islam. Gli osservatori esterni aggiungono spesso una quarta caratteristica: il fondamentalismo è un movimento di carattere populista, che diffida delle autorità costituite nei paesi islamici (colpevoli di non applicare integralmente la shari'a), teorizza la possibilità di rovesciarle con la forza e non ha simpatia neppure per gli ulama, colpevoli - secondo i fondamentalisti - di annacquare il Corano. In occidente di parla volentieri di "musulmani moderati" (soprattutto dopo l'11 settembre 2001): ma si tratta di una categoria costruita da occidentali e dai confini alquanto incerti.
Un aspetto curioso: i fondamentalisti conoscono bene Gramsci, perché ricercano l'egemonia (ossia l'islamizzazione) mediante l'occupazione dei posti-chiave nella società (scuole, tribunali, case editrici, sindacati, mezzi di comunicazione). Così come altri fondamentalisti preferiscono il metodo di Lenin: ossia pensano che sia importante impadronirsi subito del potere politico per poi procedere alla islamizzazione della società. I mezzi possono variare (conquista della società "dal basso" o "dall'alto"), ma gli scopi sono gli stessi.
Altro aspetto inquietante: in occidente, un'indagine compiuta nelle moschee di orientamento fondamentalista rivela che esiste una forte percentuale di consensi per Bin Laden. Per la maggior parte dei fondamentalisti radicali gli uomini di Bin Laden sono al massimo "fratelli che sbagliano" (così come per molti comunisti le Brigate Rosse erano composte da "compagni che sbagliano"). Resta il fatto che in queste moschee, e ne sono sorte tante in occidente, i terroristi islamici (come è successo anche in Italia) trovano ospitalità, rifugio e possibilità di reclutare nuovi adepti.
Se dobbiamo accogliere l'invito che viene dal Papa ad evitare generalizzazioni e condanne indiscriminate, non va dimenticato che il fondamentalismo è una componente importante dell'islam contemporaneo e che non pochi terroristi in giro per il mondo fanno parte integrante del fondamentalismo radicale.
Dopo un'ora del relatore, quasi un'altra ora è stata dedicata agli interventi. Ottima la direzione di Luigi Casalini.

G.B.


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