Parrocchie di Santo Stefano e San Leonardo
Casalmaggiore
Provincia e Diocesi di Cremona

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La Parrocchia: Le Chiese e i Monumenti

Il Duomo Abaziale di Santo Stefano
A cura di Enrico Cirani
La facciata
I precedenti storici
Sulla storia dei primi secoli della chiesa di Santo Stefano fino ad ora non sono note fonti sufficientemente attendibili e concordi.
Se ne è attribuita la fondazione, o quanto meno la valorizzazione, a Matilde di Canossa che vi avrebbe promosso un insediamento benedettino rimasto attivo per un paio di secoli. Tuttavia atti notarili della fine del XII secolo citano la chiesa di S. Stefano come “pieve’, adombrandone quindi già una propria giurisdizione parrocchiale. Sembra sia documentata anche una presenza successiva degli Olivetani, forse solo come titolari di possedimenti o di rendite, dopo i quali la chiesa dovrebbe essere stata affidata a commendatari.
È tuttavia certa l’antichità della chiesa stessa, che ha subito nei tempi interventi di ristrutturazione, nonché la ubicazione, quasi coincidente con quella della chiesa odierna. Come la rappresentano le descrizioni del tempo, era a tre navate, con due grandi cappelle, della Vergine del Rosario e del Santissimo Sacramento, gestite dalla omonime Confraternite, ed altre otto cappelle.
La comunità casalasca, già dotata di autonomia amministrativa quale terra separata nel ducato di Milano ed insignita del titolo di città, aspirava a conseguire anche un maggior prestigio della propria giurisdizione ecclesiastica. Ottenuta l'istituzione della Collegiata, fallito il tentativo di divenire sede vescovile, compensato dal riconoscimento della parrocchia in Abbaziale Mitrata, rimaneva viva l’aspirazione di disporre di un nuovo più degno tempio, anche perché la soppressione napoleonica di alcune chiese e degli ordini religiosi aveva accentuata la centralità dell’attività religiosa della parrocchia.
Così quando intervenne un lascito, cospicuo ma insufficiente, del concittadino Vicenza Ponzone, si diede l’avvio nel 1840 alla costruzione della chiesa oggi esistente. Demolito il vecchio tempio, dopo un ventennio di lavori condizionati da innumerevoli difficoltà economiche, finalmente nel 1861 poté con concludersi la nuova costruzione, secondo il progetto dell’architetto concittadino Fermo Zuccari, vincitore del concorso che lo vide in gara col Voghera e col Visioli.
La chiesa attuale
La chiesa di Santo Stefano sorge sull'area già occupata dall'antica parrocchiale, però con la facciata orientata verso il centro dell'abitato.
L'esterno della struttura, comprese le colonne e tutti gli elementi decorativi, è completamente realizzato in cotto a vista.
Con un'ampia scalinata si accede al pronao, il cui timpano è sorretto da quattro colonne, ed all'ingresso principale.
"Certo molti ingredienti propri del formulario neoclassico sopravvivono nel grandioso monumento, ma la ricca elaborazione dell'interno che si articola sull'imponente massa di sostegno da cui si dipartono gli archi sovrapposti reggenti le cupolette dei bracci e la grande cupola centrale mira ad una scenografia che esula dalla ordinata composizione caratteristica del neoclassicismo più maturo." (F.Voltini).
La pianta dell'edificio è a croce greca, impostata all'interno di un quadrato con lato di quasi quaranta metri, entro il quale quattro grandi pilastri sorreggono la cupola e delimitano tre navate. Due piccole absidi laterali contengono le cappelle dedicate al Santissimo Sacramento ed alla Madonna del Rosario; due cappelle minori chiudono le navate laterali, che hanno anche un accesso diretto da due porte secondarie aperte sulla facciata.
Il presbiterio è sopraelevato per far luogo alla sottostante cripta. Dalla piazzetta senatoria si sale al vasto spazio antistante l'altare maggiore, proveniente da un'antica chiesa soppressa di Piacenza, dalla policroma struttura marmorea seicentesca,. Ai lati sovrastano le due grandi cantorie, su una delle quali si distende la maestosa facciata dell'organo, già opera del Serassi, recuperato dall' antica chiesa e convenientemente adattato al nuovo tempio dai Bossi.
Dietro l'altare si trova un ampio coro, scanni seicenteschi, ricuperati anch'esso dalla chiesa demolita e convenientemente adattati.
L'ampiezza degli spazi presbiteriali era funzionale ai solenni riti pontificali un tempo celebrati dall'abate mitrato, con l'intervento del Capitolo e di un clero che in parrocchia era allora assai numeroso La chiesa è lunga circa settanta metri; la cupola, sostenuta da un alto tamburo con sedici finestroni ad arco sostenuti da colonne e con sovrastante lanterna, raggiunge l'altezza di cinquantadue metri.
Ai lati del presbiterio si ergono le due grandi statue dei santi Pietro e Paolo, di Giocondo Albertolli, esistenti nell'antica chiesa, dalla quale proviene anche gran parte della ricca dotazione pittorica, purtroppo privata, per infauste vicende seicentesche, della pala d'altare del Parmigianino raffigurante i due santi già contitolari della parrocchia, Stefano e Giovanni Battista, unitamente alla Vergine.
Sovrasta l'altare del Santissimo la pala dell'Ultima Cena del Malosso; ma si possono anche ritrovare, oltre ad un'altra opera del Malosso (San Pietro in carcere) altri autori, fra i quali il Moncalvo, il Gavassetti, i casalaschi Agosta, Ghislina, Diotti, Chiozzi e, pur se messo in dubbio, Palma il giovane.
L'unico affresco occupa tutto il catino absidale e raffigura il martirio di Santo Stefano, opera del milanese Verzetti realizzata solo attorno al 1930, unitamente alle ventotto statue di santi collocate in altrettante nicchie, degli scultori cremonesi Ferraroni. Ambedue gli interventi furono a suo tempo vivamente contestati dalla Soprintendenza ai Monumenti come stilisticamente scorretti.
Due pulpiti in marmo, con bassorilievi del casalasco Civeri, sono addossati ai pilastri della cupola; altri due monumenti commemorativi dei benemeriti cittadini Vicenza Ponzone e Luigi Chiozzi fronteggiano l'ingresso.
Aggiunta recente è il fonte battesimale, opera del Priori.
Il campanile, la cui costruzione fu inizialmente rinviata per difficoltà economiche, venne costruito successivamente, nel 1898, grazie ad uno specifico lascito. È dotato di un concerto di otto campane, restaurato nel 2001, ed è alto circa settanta metri.
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