Dalla pagina dell'Oratorio di "Ritrovarci":


Il campo estivo alla Baita di Cant del Gal
Il potere dell'amore
Ricamando sulla ferrata
(Sett. 2002)
di don Davide Barili

Da una constatazione che si ripete con grande frequenza una espressione di vicinaza ai papà e alle mamme, una raccomandazione ai fidanzati, una richiesta a chi amministra, un incoraggiamento agli educatori

Emma è in cucina con una leggera ma persistente tosse che non piace a nessuno. Don Alberto si cura come può le placche in gola dopo aver scacciato, non si sa ancora come, la febbre. Forse faceva finta di non averla.
Con un po' di apprensione guido il gruppo lungo la più bella ma impegnativa gita del campo. Partenza dal Rosetta, giù per serpentine a perdere quota, passo di Ball, Pradidali e poi a casa in Val Canali.
Mattia si è arreso di malavoglia prima di partire: i tornanti di San Martino hanno fatto effetto e don Alberto è venuto a recuperarlo.
L'occhio mette a fuoco le vette delle pale, le mostra ai ragazzi ma senza farsi intendere guarda alle nuvole sempre pronte a fare scherzi. Voglio guadagnare tempo in mattinata. Poi non si sa mai, in fondo, sono praticamente l'unico adulto della comitiva.
Arriva il tratto in cui bisogna attaccarsi al cavo d'acciaio. L'avevo descritto in precedenza, tutti sanno più o meno cosa ci aspetta. Adesso mi diverto a pompare l'avvenimento e il cavo diventa la ferrata, il pendio un burrone, il gradone una scalata... "Andrea fermati! Aiuta i più piccoli... Umberto: là! Davanti: fai il passo! Abele! Perché quelli hanno rallentato? Vai a vedere!"
Gli educatori capiscono e insieme trasformiamo la nostra escursione in una impresa alpinistica. Chi perchè ne è convinto, chi perché trascinato dall'entusiasmo dei convinti, tutti ci credono. Io mi tranquillizzo. Il passo si avvicina. Dopo sarà solo discesa. Le nuvole fanno giudizio.
Alla fine la montagna si arrende e siamo al valico dove il gruppo si ricompatta. C'è tempo per rifiatare e per guardarsi attorno.
"Don... la ferrata... non c'è n'è più?" E' la voce della Bea che nell'italiano disarticolato di chi si sta riavendo dallo sforzo, mi sta quasi esponendo la voglia di rifare il tratto ferrato. Attorno la Fra, la Lisa la pensano allo stesso modo. "Peccato per quelli che non hanno voluto venire..." aggiunge un altro. "Don ma non si può fare un'altra ferrata?"
A me la montagna piace e in passato ho sperimentato la delusione di vedere il tentativo di farla amare fallire in un misero odio per la salita, nel fastidio per il sudore. Seppellito dai vari "Don, ma non potevamo stare a casa? Manca ancora tanto?"...
Adesso invece la fatica non la sentono. Il sudore non è un problema. Nulla è un problema. La ferrata è piaciuta e ha risvegliato le potenzialità dell'avventura e dell'osare.

Tre giorni dopo quelle stesse ragazze si sarebbero svegliate un'ora prima degli altri per "fare" la ferrata del canalone con il figlio del Giampaolo, famoso alpinista gestore della Ritonda. Corda, caschetto, imbragatura...
Fare le cose pesa quando non le si amano.
Se un uomo non ama il mare, è inutile regalargli la nave per fargli prendere il largo.
Se insegni a quell'uomo ad amare il mare, la nave, se la costruirà da solo!