Dalla pagina dell'Oratorio di "Ritrovarci":


Oratorio in trincea
Per salvare un gruppo
(Dic. 2001)
di don Davide Barili

Questo è il resoconto stringato di un mese vissuto pericolosamente, dove scelte impegnative e impopolari si sono rese necessarie nel tentativo di salvare un gruppo che poteva perdersi, compromettendo il lavoro di un anno. Il gruppo per ora c'è ancora...
"Ma cosa state combinando? Dov'è finito lo spirito dello scorso anno? Coraggio, perché il lavoro che state facendo voi non lo fa più nessuno!". Così la telefonata di un amico mi raggiungeva ai primi di ottobre, quando delle due squadre di calcio dell'oratorio Maffei dell'anno precedente rischiava di non sopravviverne neppure una.
Cosa state combinando? Già, cosa stava succedendo?
Alla fine di settembre eravamo pronti a puntare tutto su un campionato under 21 dove iscrivere il gruppo dell'under 18 edizione 2000-2001. Un gruppo che, con tutte le problematiche del caso, era stato fonte di soddisfazioni sportive ma soprattutto educative. No, non vengono tutti a Messa (per il momento) ma, per dirne una, hanno dato una grossa spinta all'attività del Grest estivo; e questo rivela la bontà complessiva di energie spese verso questi ragazzi e un loro positivo inserimento nella realtà complessiva dell'Oratorio.
Ma ecco l'imprevisto della rinuncia, per mancanza di squadre in numero sufficiente, da parte del CSI di Cremona ad organizzare un campionato adeguato alla loro età. Unica alternativa: un campionato open. Un torneo difficile, lungo, con squadre esperte e gente in genere ormai adulta.
I ragazzi tentennano: "Ci facciamo male!", "Perdiamo tutte le partite!"... queste le obiezioni. Nascono anche incomprensioni interne, fioriscono i capannelli dove più che malignare non si fa. Non si ha più il coraggio di chiarirsi le cose in faccia. La rinuncia di alcuni dei ragazzi e l'esitazione degli altri costringe a rifare la proposta dell'attività ai seniores dello scorso anno pur sapendo che sarebbe stato problematico riuscire a far gruppo tra gente tanto diversa.
La posta in gioco era però troppo preziosa: il gruppo tanto faticosamente costruito l'anno precedente rischiava di perdersi. E poi quella telefonata che, inconsapevolmente, ha fatto leva sul quell'orgoglio senza il quale tante volte verrebbe voglia di lasciar perdere.
Allora la decisione, una sera, in mezzo al campo. I ragazzi attorno. L'allenatore di fianco. Il presidente un po' più in là. Il solito ritardatario là in fondo che sta arrivando e di fronte il polemico di turno con l'odiato sorrisetto di sfida.
"Va bene, vi chiedo di provare per quattro partite. Vi tuteliamo, parleremo con l'arbitro prima della partite chiedendo di stare attento a che gli avversari non giochino duro. Staremo attenti durante la partita e ritireremo la squadra se l'arbitro non vi preoteggerà. Non pagate nulla per ora: vi tesseriamo a spese dell'oratorio. Provate per quattro partite e poi se non ve la sentirete... amici come prima. Ci ritireremo dal campionato, l'oratorio pagherà le penali... ma provate! Chi ci sta laggiù si firmano i cartellini".
Firmano tutti!
Seguono tre pareggi per zero a zero e un turno di riposo poi... poi si va avanti! Una prima battaglia è vinta, il gruppo c'è ancora e se c'è il gruppo si può lavorare. Insieme: il giovane e il vecchio, chi già c'era e chi si è aggregato, il carabiniere e lo studente, chi va in chiesa e chi al massimo è disposto a dire che crede in Dio. Lavorare per crescere degli uomini, per fare Oratorio, per annunciare Gesù Cristo. Lo sport? Solo uno strumento, ragazzi. Solo uno strumento.

Cogliamo l'occasione per un ringraziamento all'allenatore, al presidente, a chi ci ha aiutato per le visite mediche, all'amico della telefonata, al gruppo dei seniores cercano di legare con i ragazzi, ai ragazzi per aver sconfitto le maldicenze, alla signora che lava le magliette, a chi ha pagato con puntualità, a chi - con pazienza - tiene i conti, a chi giocando allena anche i più piccoli dell'"Allievi a 7".