Una riflessione libera e a voce alta che si pone davanti al momento attuale 
  con la coscienza del profondo legame tra il no alla guerra e alla violenza e 
  il sì alla vita umana fin dal grembo materno. Il Cristianesimo non come 
  utopia intramondana, ma come esperienza incarnata, che è presa d'atto 
  della presenza del male e della salvezza operata da Gesù Cristo. 
Siamo un gruppo di giovani della parrocchia di Santo Stefano in Casalmaggiore 
    (Cremona)
    Provocati dal momento che stiamo vivendo ed educati dal messaggio eterno del 
    Vangelo, non possiamo non essere per la pace. Come non può non esserlo 
    ogni persona di buona volontà. Solo il folle è entusiasta per 
    la guerra e per la violenza.
Vogliamo comunicare la nostra riflessione sul tema attuale della pace perché 
    ci sentiamo figli, orgogliosamente figli della storia che si è andata 
    svolgendo nel nostro Occidente e che ha saputo esprimere e valorizzare l'incomparabile 
    dignità della persona umana, a qualunque etnia o popolo appartenga. 
    Questa cultura è frutto della grandiosa sintesi dell'eredità 
    classica e umanistica del mondo greco e latino e la civiltà dei popoli 
    germanici e celti. Una sintesi operata dal cristianesimo che ha suscitato 
    nelle contrade e nelle città della nostra Europa la ricchezza di valori 
    universali, la testimonianza di martiri e di santi, una fioritura di mirabili 
    opere d'arte nelle quali la fede cristiana ha trovato espressioni di straordinaria 
    bellezza.
    Riteniamo inoltre che la questione della pace oggi sia riduttivamente rappresentata 
    dai più recenti movimenti di piazza e da manifestazioni di tipo consolatorio 
    che strumentalizzano la pace a fini partitici o a giochi di potere, che nulla 
    hanno a che fare con la ricerca e la costruzione di una vera pace, che è 
    basata sul rispetto degli inalienabili diritti di ogni persona e di ogni popolo, 
    come va ripetendo papa Giovanni Paolo II.
Per noi cristiani la pace è anzitutto dono di Dio, che si è 
    fatto visibile in Gesù Cristo, venuto per sanare le profonde ferite 
    del peccato, che sono alla causa delle divisioni fra gli uomini e fra i popoli. 
    Come dono di Dio, la pace va soprattutto chiesta nella preghiera e vissuta 
    nella conversione a Dio e nella testimonianza quotidiana della vita: imparando 
    a convivere per la strada, sui luoghi di lavoro, tra i banchi di scuola con 
    il fratello meridionale, marocchino e senegalese; imparando a risolvere con 
    il dialogo ogni controversia con il vicino di casa; lavorando per una politica 
    locale improntata al servizio del cittadino e di ogni cittadino piuttosto 
    che al favore verso gli amici di cordata. 
    Come cristiani, non possiamo essere succubi della trappola dell'utopismo: 
    ce lo ricorda proprio il cristianesimo, che è la religione del Dio 
    che si è fatto uomo. Il mondo in cui ci troviamo a vivere non è 
    l'Eden, non è il mondo ideale e già perfetto del Regno di Dio 
    quale ci verrà dato in dono alla fine della storia. E', invece, il 
    mondo contrassegnato dal limite dell'uomo e dal male che si presenta a noi 
    in mille forme, anche le più subdole e nascoste. L'umanità è 
    in cammino verso una meta di pace che le resterà sempre innanzi come 
    meta da raggiungere e mai del tutta raggiunta. E il cammino verso la pace 
    è un cammino sofferto, fatto anche di scelte dolorose e difficili, 
    come del resto avviene in ogni famiglia, dove il buon genitore, proprio perché 
    ama i suoi figli, non può esimersi talvolta anche dal rimproverarli 
    o dal punirli. 
Di conseguenza riteniamo
    · che la questione della pace non possa essere confinata solo nella 
    drammatica decisione di fare o non fare una guerra;
    · che la scelta drammatica di ogni eventuale azione militare non possa 
    essere decisa da una piazza, ma debba essere valutata nelle sedi internazionali 
    appropriate, espletate tutte le vie della diplomazia e tenendo conto del diritto 
    internazionale; oltre che valutata dai responsabili della cosa pubblica. Una 
    classe dirigente responsabile, che in una democrazia è rappresentata 
    dall'intero Parlamento (maggioranza e opposizione) non disarma la politica 
    in nome della pace, ma è chiamata ad assumersi le responsabilità 
    per le quali, con il nostro voto, è stata eletta, senza mai cadere 
    nella demagogia;
    · che la questione della pace è profondamente legata alla tutela 
    dei fondamentali diritti della persona umana, di tutti i diritti, il primo 
    dei quali è il diritto alla vita.
Prendiamo, pertanto, le distanze, come cristiani, dal pacifismo, quando questo 
    opera delle indebite riduzioni e selezioni. 
    Non siamo con i pacifisti, quando questi ritengono realizzabile nella storia 
    un mondo senza contrasti e in armonia cosmica, vanificando in tal modo la 
    necessità e l'opera di un Salvatore che venga da Dio. 
    Non siamo con i pacifisti quando essi con il loro no alla guerra coprono il 
    perbenismo borghese che si astiene dalle responsabilità e dalle decisioni 
    in nome di un purismo che rischia di diventare colpevole acquiescenza alle 
    violenze del male. La pace non può mai diventare il nuovo nome della 
    viltà. 
    Non siamo con i pacifisti quando essi riducono la pace solo ad una posizione 
    di anti-americanismo e di anti-atlantismo che volutamente dimentica gli orrori 
    di un certo fanatismo terroristico e che sottace le patenti violazioni dei 
    diritti umani perpetrati da regimi tirannici e totalitari.
Proprio in quanto cittadini cristiani, siamo per costruire la pace possibile 
    nel nostro mondo e non per il pacifismo utopistico che strumentalizza perfino 
    i poveri, il Vangelo, gli interventi del Papa per finalità politiche 
    e demagogiche che risultano estranee alla costruzione della vera pace.
    Proprio in quanto cittadini cristiani, denunciamo la violenza delle denuncie 
    parziali e a senso unico: non si può condannare Bush e dimenticare 
    Saddam Hussein, non si possono esporre le bandiere della pace nel febbraio 
    2003 e non farlo anche nel settembre 2001. 
    Ben vengano le marce per la pace e contro la guerra e la violenza. Ma nessuna 
    guerra è più ignobile di quella che gli uomini, col consenso 
    di una legge e il finanziamento della società, ormai hanno scatenato 
    contro i loro figli che non hanno ancora visto la luce. E non conosce armistizi 
    questa guerra combattuta non contro un nemico aggressore o potenziale, ma 
    contro un essere umano debole e indifeso: una guerra dichiarata da quello 
    stato che per compito istituzionale dovrebbe proteggere i più deboli 
    dalle prepotenze dei più forti; guerra che di regola non suscita nessuna 
    protesta da parte dei pacifismi multicolori che tanto spesso movimentano le 
    nostre strade. Noi giovani vorremmo che le manifestazioni contro la violenza 
    e la guerra fossero sempre contro ogni violenza e ogni guerra e non tacessero 
    mai sui 5 milioni di morti che nella sola Italia sono stati causati dalla 
    legge 194/1978 sull'aborto. Crediamo infatti che, come ebbe a dire Papa Giovanni 
    Paolo II, se viene violato il diritto a vivere dell'uomo quando è ancora 
    nel grembo materno, ben difficilmente si riesca a difendere il diritto dell'uomo 
    alla vita in ogni altra situazione.
    Noi giovani cristiani siamo contro la guerra, ma non possiamo escludere qualsivoglia 
    azione militare - come ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica - quando 
    essa rimanesse l'estremo rimedio per non avvallare una resa all'ingiustizia 
    e fosse una chiamata necessaria per respingere le minacce alla pace e alla 
    libera convivenza, come è avvenuto nella guerra di liberazione in Europa 
    dal nazifascismo, come è avvenuto più di recente nei Balcani, 
    quando il Papa stesso ha chiesto e sostenuto la necessità di una "ingerenza 
    umanitaria" al fine di tutelare i diritti fondamentali di quelle popolazioni 
    per altro in grande maggioranza di religione mussulmana.
Amiamo la nostra cultura e la nostra tradizione. Amiamo la nostra Patria, 
    e proprio per questo amiamo ogni popolo e ogni cultura. Amiamo la Chiesa, 
    per le tante testimonianze di eroismo e di martirio che ci ha dato lungo i 
    secoli. La amiamo, anche quando il suo parlare ci torna scomodo, come non 
    sempre comoda è la parola del Vangelo.
  
HANNO SOTTOSCRITTO
    1. Barbieri Claudia
    2. Barbieri Elena
    3. Barili don Davide
    4. Ferrari Elena
    5. Lena Aldo
    6. Lucotti Antonio
    7. Lucotti Marzio
    8. Mantovani Rocco
    9. Mazzoli Massimo
    10. Riva Erika
    11. Sarzi Braga Serenella
    12. Sirocchi Gabrieli
    13. Tosi Chiara
  
HANNO ADERITO
    1. Beggi Rosa
    2. Bellanova Cosimo
    3. Bianchi Annunciata
    4. Bianchi Franco
    5. Borsella Giovanni (Cremona)
    6. Borsella Guido (Cremona)
    7. Busi Anna
    8. Colombini Alberto (Cremona)
    9. Dal Bon Carla
    10. Franzini don Alberto
    11. Frigerio Anna
    12. Galafassi Angela
    13. Galli Rosa
    14. Ghisini Pietro
    15. Goi Maria Luisa
    16. Gorini Albino (Roma)
    17. Gozzetti Paolo (Cremona)
    18. Lucotti Carlo
    19. Martinelli don Alberto
    20. Mattioli Bice
    21. Montini Walter (Roma)
    22. Negri Francesco
    23. Nicoli Caterina
    24. Panena Guido (Cremona)
    25. Paroni Renzo
    26. Pelli Giuseppe (Cremona)
    27. Pellizzoni Giovanna
    28. Penotti Fabio
    29. Peschiera Angela
    30. Salvatore Gianfranco
    31. Zoppi Dino (Cremona)
    32. Zoppi Stefania
    33. Soana Maria-Gaia
    34. Ferrari Mattia
    35. Agostino Roberto
    36. Ghisini Paolo
    37. Storti Giovanna
    38. Tesolin Luciano
    39. Filippini Michele
    40. Gobbi frattini Rita
    41. Disraeli Gabriella
    42. Belluzzi Giancarlo
    43. Penotti Chiara
    44. Soldani Miriam
    45. Cadeddu Careddu Margherita
    46. Bonometti Martina
    47. Bregalanti Francesca
    48. Mazzoli Guido
    49. Fattori Vittorina
    50. Ferini Doria
    51. Rovini Giuseppina
    52. Bernini Brunella
    53. ??
    54. Zucchini Sabina
    55. Beduschi Gina
    56. Sanna Giovanna
    57. Bergamaschi Marida
    58. Pellizzoni Maria Grazia
    59. Vezzosi Maurizio
    60. Caleffi maria Grazia
    61. Monti Maurizio
    62. Bodini Barbara
    63. Gardinazzi Maria
    64. Politi Attilio
    65. Vezzoni Angela
    66. Emiliani Paolo
    67. Angeri Federica
    68. Veronasi Maria Luisa
    69. Rossoni Gianni 
    70. Tosi Zaffanella Cinzia
    71. Tessadri Dino
    72. Jacini on. Giovanni
    73. Marmotti Anna
    74. Molo Dorella
    75. Grillotti sen. Lamberto
    76. Pedroni Fabrizio 
	77. Zeglioli Giovanni (Cremona)
    78. Zambetti Domenica 
	79. Gamba Ernesto (Cremona)
    80. Pellizzoni Guido 
	81. Faverzani Mauro
    82. Piazza Secondo 
    83. D'Antoni Sergio
	84. Peschiera Stefano
	85. Russo Antonio
	86. Telò Giorgio
	87. Pirotti Giandomenico
	88. Capelli Alberto