"Domenica: tempo santo, tempo "altro" per l'uomo"

Nota pubblicata su Avvenire del 3 ottobre 2004 a commento delle linee Pastorali 2004 - 2005 del vescovo Dante Lafranconi



"Senza la domenica non possiamo vivere". L'espressione, citata due volte dal Vescovo, mi pare essere al centro delle sue Linee Pastorali. Tale espressione - che nasce sulla bocca e nel cuore dei martiri di Abitene come risposta disobbediente a Diocleziano, che proibiva ogni riunione - è anche il tema del Congresso Eucaristico della Chiesa italiana, che si terrà a Bari nel maggio 2005. Tale espressione contiene una carica rivelativa molto forte anche per la comunità cristiana di oggi, che vive in un contesto di secolarizzazione e di secolarismo. Non ci sono più gli imperatori che perseguitano i cristiani con la spada, ma c'è tutta una cultura "che accarezza il ventre", "che spossa i nostri fianchi", come ebbe a dire Ilario di Poitiers all'imperatore Costanzo nel secolo IV, dopo la pace costantiniana e la cessazione delle persecuzioni.
La domenica è al cuore dell'esistenza cristiana, perché è un giorno "altro" rispetto agli altri giorni. E' il giorno che Dio si è preso per sé per dare pienezza di significato a tutti gli altri giorni, e dunque pienezza di senso al tempo dell'uomo. E' stato detto significativamente che la grande costruzione di Israele non è stata tanto il tempio di Gerusalemme, ma l'architettura del tempo, e che il sabato è la grandiosa cattedrale di Israele. Il giorno di sabato è "santo", separato da tutti gli altri giorni, perché è memoriale della creazione di Dio e della liberazione del popolo ebreo dalla schiavitù dell'Egitto. Celebrare il "giorno santo" significa allora accogliere e vivere una "diversità" rispetto agli altri popoli: la diversità di una appartenenza a Dio che dà senso alla vita umana, affrancandola dagli idoli, dalla menzogna, dalla morte. La domenica cristiana porta a compimento tutta la teologia del sabato ebraico, perché "è il primo giorno dopo il sabato", memoriale della risurrezione del Signore, e dunque sacramento e pegno della nuova vita del Risorto.
Dalle numerose e ricche indicazioni del Vescovo - che colloca l'attenzione al Giorno del Signore nel contesto del rinnovamento della iniziazione cristiana - esce la necessaria e opportuna preoccupazione per la "cura della fede" del popolo cristiano nella attuale stagione. Centrale rimane la domenica, perché non ci può essere esperienza cristiana senza il convenire in assemblea per l'ascolto di una Parola "altra" rispetto alle parole mondane, senza la celebrazione dell'eucaristia, senza una vita di gioiosa e gratuita fraternità che affranchi la nostra esistenza dalla solitudine, dall'efficientismo dei rapporti, dalla banalizzazione del vivere.
Don Alberto Franzini